Meg - naturalmente non è questo il suo vero nome - è una donna che una donna come me può incontrare solo casualmente, fra i confini asettici di un luogo in cui le persone transitano sospinte da necessità riabilitative e in cui vivono lunghe ore in un’abitudine tanto quotidiana quanto transitoria.
Meg è una donna straniera e sola, è molto bella e da come si muove si capisce perfettamente quanto ne sia consapevole. Le piace vivere con un certo agio, le piacciono le cose belle, i viaggi e le feste, le piace ricevere regali e indossare vestiti eleganti.
Meg sa bene come procurarsi quello che desidera, e ha capito da molto tempo che ogni cosa ha un prezzo: è una donna intelligente e concreta, e non ama farsi illusioni.
Qualche volta le sembra che il prezzo da pagare sia troppo alto, magari quando si presenta all’ospedale con una spalla fratturata raccontando di un'improbabile accidentale caduta. E questo le fa incupire lo sguardo.
Anche ad una donna come me qualche volta sembra che il prezzo da pagare sia troppo alto, magari quando ho passato le notti e i weekend davanti al pc per completare un lavoro di cui qualcun altro si prende il merito. E questo mi fa incupire lo sguardo.
Qualche volta invece a Meg sembra di vivere in un mondo troppo ipocrita, in cui nessuno vuole ammettere di capire la sua scelta, o la sua vita, e anche questo le fa incupire lo sguardo.
Anche ad una donna come me qualche volta sembra di vivere in un mondo troppo ipocrita, in cui le persone si invitano a cena fra mille moine solo per interesse o per fare bella figura in società. E anche questo mi fa incupire lo sguardo.
Né io né Meg cambieremo le nostre vite per questo. E’ questo che abbiamo in comune? E se è questo, è tanto o poco? Quanto ci assomigliamo, in fin dei conti, io e Meg?