lunedì 28 gennaio 2008

Miss Golightly

Ci sono persone che ti piace continuare a pensare piccole perché vuoi credere che per sempre andrai a svegliarle il sabato mattina, sul fare del mezzogiorno, infilando prima  un filo di luce nella loro camera arruffata di vestiti-borse-libri-pelouches-orecchini, ed infilando poi una mano nei capelli arruffati di musica-chiacchiere-e-la-focaccia-dal-fornaio-prima-di andare-a-dormire.



 


Ti piace continuare a pensarle piccole perché vuoi credere che se ne dovessero avere bisogno tu potresti sempre proteggerle, uccidere i cattivi, scrivere loro su una mappa segreta dove si può trovare il nascondiglio della felicità.


 


Poi succede che loro fanno cose grandi come guardare concretamente al futuro e prendere decisioni scomode e fare quello che deve essere fatto per realizzarle, e tu rimani lì impalata a guardare e intanto cerchi di non farti beccare mentre appallottoli nella mano quella pasticciata (e inutile) mappa segreta e ti senti goffa e cretina ma anche tanto fiera.


 


Che poi, cavolo c’entri tu da sentirti fiera? Spera solo che te la dia lei la mappa, vah!

martedì 22 gennaio 2008

Thinking Blogger Award

 


Blog che fanno pensare. Si tratta di una sorta di catena a livello mondiale e qualcuno mi ha fatto l'onore di pensare al mio blog. Quindi io mi sono messa a pensare a quali blog nominare a mia volta. Mi sono resa conto che nominerei blog che mi hanno nominato, o che hanno nominato chi mi ha nominato o che ha nominato chi mi ha nominato. Questo mi fa pensare. Mi fa pensare che in fondo tendo a cercare sempre un mondo piccolo, di risonanze e di familiarità. Che intorno al mio blog non c’è un mondo ma c’è un quartiere. E che uscire dal quartiere è come partire per una gita, lo faccio spesso, e volentieri, mi piace girovagare per strade nuove annusandone le atmosfere e qualche volta porto a casa l’indirizzo di un ristorante o di un potenziale amico, e penso rivediamoci. Qualche volta succede, in effetti, e allora quella finestra sulla mia gita diventa una parte del mio quartiere. Molto spesso invece non succede affatto e a volte davvero non saprei dire il perché. Forse ho bisogno di vivere in un quartiere, al di là di tutta questa sedicente voglia di mondo.


Dunque non procederò a mia volta questa catena, perchè la aggroviglierei irrimediabilmente, ma in fin dei conti questa “nominazione” mi ha fatto pensare.

mercoledì 16 gennaio 2008

Il Papa e la Sapienza

Talvolta mi chiedo come mai così frequentemente gli uomini abbiano bisogno di commettere pari pari lo stesso errore di cui accusano la controparte.


E’ possibile che la vendetta sia un bisogno primario, la cui esigenza di soddisfazione si colloca ad un livello molto superiore rispetto ad esempio alla coerenza con i principi dichiarati o anche alla possibilità di dimostrarsi superiori all’avversario.


Forse è un problema del sistema scolastico: è possibile che il bisogno di dimostrare che “chi la fa l’aspetti” non venga sufficientemente soddisfatto alla scuola materna e che si protragga nell’età adulta, come certe forme di soddisfazione arcaica della libido. La riforma della scuola dovrebbe tenerne conto.  

giovedì 10 gennaio 2008

dieci gennaio

Un salotto con il camino al posto della televisione, con il divano di pelle accogliente che ti viene subito da sentirti raggomitolata anche se non lo sei, almeno non troppo. E appena seduta pensi già che ti dispiacerà andartene.


Un ordine che non riesce a farti sentire un’estranea, che è come se ti dicesse che qualsiasi cosa dirai lui non farà una piega, quindi avanti parla pure.


D’altronde farti parlare era il suo mestiere. E non le importava poi così tanto che tu parlassi con lei, le bastava che tu parlassi con te stessa. Lei lo avrebbe capito.


Per me lei sarà sempre su quella poltrona. Sempre elegante e bella perché mai è stata diversa. Sempre capace di prenderti per mano e portarti fino in fondo. Sempre capace di fare finta di non sentire che tu fino in fondo avevi paura ad andarci.  Invece lo sentiva sempre, per questo ti prendeva per mano.


Vorrei tanto essere lì, ora. Perché so che lei c’è.

giovedì 3 gennaio 2008