venerdì 29 maggio 2020

23 maggio 2020

L'ho capito solo stasera, come mi sono sentita in questi mesi. L'ho capito mentre affrettavo il passo nel vialetto, sotto i nuvoloni che oscuravano il cielo, sotto la luce irreale che sempre annuncia il temporale. 
Mi sono sentita così, in questi mesi. Come quando arrivava il temporale, nella casa in collina delle mie estati da bambina. 
Lo guardavamo arrivare, il nonno ed io, affacciati sulla pianura che si stendeva senza limiti davanti ai nostri occhi, fino a sfumare all'orizzonte. Quella vista che tutti ammiravano, arrivando a casa nostra. 
L'aria si raffreddava, a strappi. Il cielo si gonfiava e si scuriva. La luce diventava radente, sembrava cambiare la sostanza delle cose.  Dentro la casa venivano chiusi i vetri, le persiane. Lui rimaneva sotto il portico, a guardare il temporale, e io con lui.
I primi goccioloni cadevano sul bordo esterno del portico, le sedie e il tavolo rotondo ancora al sicuro.   
Si alzava il vento e la pioggia rinforzava, le gocce colpivano le sedie più esterne. Allora lo aiutavo a trascinarle più vicine a casa.
Restavamo seduti, con gli schienali vicini al muro. Guardavo le gocce che colpivano il pavimento sempre più vicino a casa. A volte ci lambivano i piedi. Lui mi metteva una mano sulla spalla, fermissima. Tuonava.
Gli elementi e la loro furia. Io, attraversata dal fascino e dallo sgomento. Particella infinitesima di un universo immenso. Intensamente, inspiegabilmente, viva. Provvisoria e insieme eterna.

L'ho capito solo questa sera perché mi ha commosso tanto che qualcuno mi abbia fatto trovare questa foto, nel posto dove andavo a consegnare la spesa, coi guanti e la mascherina.