venerdì 30 maggio 2008

Capitolotre

Il capitolo tre ha le pagine spiegazzate di un sogno e del cuscino che lo accoglie. Nel capitolo tre Lei è andata a dormire presto e indossa la maglietta morbida di un viaggio di molti anni fa. La piccola luce sul comodino è rimasta a lungo accesa, perché Lei non era sicura di voler vedere arrivare il sogno. Avrebbe preferito che la cogliesse alla sprovvista, lasciandole l’alibi di essersi trovata inerme e sopraffatta, spogliata delle sue difese come da un rapinatore sbucato dal buio. Invece il sogno se ne stava acquattato in attesa che Lei gli aprisse la porta. Da tempo faceva ogni tanto capolino in altri sogni: un viso fra gli avventori anonimi di un bar, un sapore stonato al risveglio, il capo slabbrato di un filo che non trova la cruna dell’ago. Era giunta l’ora che Lei lo prendesse tra le dita e lo infilasse preciso in quella cruna, per poi cucire quella benedetta storia e sussurrarsela in silenzio nel dormiveglia. Per invitare il sogno a dispiegarsi e sbatterle in faccia le sue ali. Per toglierselo dal petto e farlo volare via. Sia quel che sia, spegni la luce dai.

martedì 27 maggio 2008

La materia dei sogni

"Fintanto che distoglierete il vostro spirito dai sogni, non li conoscerà; sarete lo zimbello di mille apparenze perchè non ne avrete capito la natura.


Se un po' di sogno è pericoloso, ciò che ne guarisce non è sognare di meno ma sognare di più, sognare tutto il sogno.


Bisogna che si conoscano perfettamente i propri sogni per non più soffrirne."




Proust - (All'ombra delle fanciulle in fiore)

sabato 17 maggio 2008

Capitolodue

Il capitolo due è rotondo come una tavola apparecchiata e ha il profumo di pomodoro e basilico della cena dei cugini.


Nel capitolo due Lei indossa i jeans che le stanno bene e i capelli mossi della domenica. Ha detto le parole dell’accoglienza e poco più, perché la lezione delle Dolomiti è ancora vivida e presente ai suoi sensi come un regalo appena scartato. Con pochi cenni è riuscita a tirare i fili della piacevolezza della cena: non è stato difficile, perché i cugini hanno la facilità di stare insieme che è il ponte del dna sul trascorrere dei mesi e delle vite.


 


Nel capitolo due lei si guarda dalla finestra del salotto mentre appoggia davanti ad ognuno di loro una fetta di torta e si chiede quand’è che lei e i suoi cugini hanno smesso di essere un treno di auto nuove scintillanti appena scaricate sulle strade e hanno cominciato ad accumulare segni sulla carrozzeria. Piccole cicatrici più o meno visibili ad occhio nudo. Macchioline di ruggine in certe congiunzioni. Un mazzo di fiori da andare a posare davanti a una foto ed un dolore di cui non parliamo ma a cui diamo ogni sera la buonanotte.


“Quand’è che il mondo ha iniziato a caderci dalle mani e a collezionare ammaccature?”


E’ questa la domanda silenziosa che dà il ritmo al capitolo due e alle mani di Lei che svolazzano piano distribuendo i cucchiaini.

martedì 13 maggio 2008

In effetti...

... non siamo abbastanza intelligenti per capire cosa sia l'intelligenza.


Hans Magnus Enzensberger

martedì 6 maggio 2008

Senza titolo 0

 Agnees mi ha "gentilmente" (ehm) coinvolto in una blog-catena.


Queste le regole:


-indicare il blog che vi ha nominato e linkarlo
-inserire le regole (queste) di svolgimento
-scrivere sei cose che vi piace fare
-nominare altri sei per proseguire la catena
-lasciare un commento sul blog dei sei prescelti amici nominati.


Ed ora sei cose. Chissà perchè sei, vabbè. Le ho fatte tutte domenica entro l'ora di pranzo: il caffè espresso con la schiuma, guardare il moto gp con chi mi sa far appassionare, nuotare, crogiolarmi al sole intanto che il vento tiene a bada le nubi e mi fa asciugare i capelli modello strega, scoprire un paese di case di sasso e colline e fiori appena fuori dall'abituale portata del mio naso, ritrovare un'amica di quando ero bambina e accorgermi guardando lei che guarda me che neppure io sono cambiata poi tanto.


La catena la fermo qui perchè siamo già al punto che rischierei un inestricabile groviglio e così approfitto anche per mantenere un'aura di rispettabilità. Insomma!