Ho capito che non mi basta partire per mettermi in viaggio.
Non basta chiudere la valigia, saltare in macchina e percorrere chilometri.
Deve assopirsi quel mio bisogno di cercare, perchè si faccia spazio la possibilità di lasciarmi trovare. Dai luoghi, dagli incontri. Dai cieli e dai quadri. Da un waffle, finalmente, quando mi ero rassegnata.
E mi ha trovata una bambina, lungo un viale di periferia, che mi ha fatto l'occhiolino e mi ha messo in mano un fiore.
Mi ha trovata un castello, quando già era buio, e le luci si sono accese solo per noi, e c'era una macchina parcheggiata e un suono lontano di pianoforte ed è arrivato un bacio con tutta la sua magia. Chissà se al mattino, quel castello, c'era ancora.
Mi ha trovata una torre altissima, con le campane nella pancia, che mi ha portato su su, come il collo lunghissimo di una giraffa, a ricordarmi che la città è piccolissima vista da lassù, e come sono piccoli quegli omini che corrono.
Mi ha trovato un'ostessa vestita di bianco, in un ristorante piccolissimo, che a fine serata era senza macchia e ancora sorridente, ed io avevo la pancia pennellata di cose buone e gli occhi pieni di riflessi, come le luci sui quei bei canali.
Mi ha trovata, quella voglia di girovagare, che non mi ero neanche accorta di aver lasciato chiusa nella valigia, quando l'avevo portata in cantina, per mettere ordine.
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