Cara Santa Lucia,
porca vacca che mal di piedi... (Asino, tira pur giù quelle sopracciglia che se non erro -ed è un modo di dire- me l'hai insegnato tu che quando ci vuole ci vuole. E, detto fra noi, mi pare un gran bell'insegnamento!).
Dicevamo: porca vacca, che mal di piedi. Togliersi le scarpe per tirarle a lucido, stasera, mi pare un sollievo. Ed è cascato fuori pure qualche sassolino, che neppure sapevo di avere. Sarà finito dentro nella salita, che di salita, quest'anno, ne abbiamo fatta tanta, e io, stupida, qualche sassolino l'avevo confuso con gli acciacchi dell'età. Invece ha ragione l'asino, mica sempre bisogna farsene una ragione. Quando ci vuole ci vuole, bisogna pur tirare una scalciata e buttar fuori qualche sassolino e un bel paio di porca vacca.
Però, guarda, Santa Lucia cara, tu che con tutta la fatica che ti tocca fare hai sempre le mani piene di magia e di zucchero a velo, io te lo devo proprio confessare che anche quest'anno, all'esame di coscienza, non sono arrivata neanche a un sei meno meno (o benino, che dir si voglia). Perché fra i miei compagni di viaggio io sono quella che di salita ne ha fatta meno, eppure, invece di sorridere e cantare (bè sì Asino, cantare non è proprio il nostro asso nella manica ma tu mi capisci, è un modo di dire), invece di raccogliere tutti quei fiori che pure sul mio sentiero son sbocciati, avvolgerli in una carta bella e farne dono a chi faticava, io mi sono affannata a destra e a manca e manco da bere sono riuscita a dare loro.
Asino, tu invece pur mugugni, ma il sacco a Santa Lucia lo porti sempre, e lei con la sua luce, ti fa brillare la criniera anche nella notte più nera (hai visto? Pure le rime faccio stasera. E dai).
Quindi Santa Lucia cara, io volevo chiederti, intanto che lustro le scarpe, me lo dici come fai a portare a tutti tanti dolci buoni? Però poi, sfrega sfrega, forse qualcosina anche quest'anno l'ho capita (Asino hai visto? Neanche io demordo!).
Dicevamo: qualcosina l'ho capita. Tu, Santa Lucia cara, non lasci niente sul sentiero. Nessun fiore calpestato. Tu metti tutto nel tuo sacco e lo trasformi in dono. Due occhi bruni che han ritrovato il sorriso, un arcobaleno fermo e chiaro nel vento, baci da tenere in tasca e caramelle, la stretta di mano che chiude un lavoro ben fatto, un vecchio cartone animato guardato insieme sul divano, mentre fuori è ancora giorno e ci sarebbero faccende da sbrigare, e poi stelle che sbucano sul far della sera, portando un consiglio, un'idea, un po' di pace. Ne avrei avuto da mettere nel sacco e trasformare in dono...
Cosa dici, sarà tardi? Magari, se stanotte tu e l'Asino venite a far rifornimento di chiacchiere e biscotti, mi potreste dar due dritte, perché io domattina, rimettendomi queste belle scarpe pulite, vorrei proprio cambiare strada.
(Vale come proposito? ...intanto, comunque, i biscotti son nel forno, e io son pronta: vi aspetto.)
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