Golf, campo pratica. Io seduta sulla panchina, con accanto la sacca delle mazze. Cielo azzurro, freddo, sole.
Si avvicina un uomo. 80 anni direi, vistosamente claudicante, viso segnato, asciutto. Non fosse politicamente scorretto, un vecchio.
'Sono sue le mazze?' gli trema un po' la mano che stringe una pallina, la voce, quella no.
'Si..'
'Me ne presta una? Sono otto mesi che non vengo, per un problema di salute, e vorrei tirare una palla, una sola'
'Certo'
Prende a caso, il pitch. Si posiziona sul tappetino, zoppicante ma sicuro. È un golfista, penso.
'E' un po' corta per me', dice, gentile 'ma tanto la prenderò in testa, non partirà...sono otto mesi...'
'Aspetti. Prenda almeno il ferro 7' glielo allungo e torno a sedermi. Guardo altrove mentre lui addressa, sotto questo cielo limpido, carico d'inverno e di luce. Trattengo il fiato. Sento il rumore. Guardo la palla volare, la parabola perfetta, e mi si apre il sorriso.
Mi restituisce la mazza, e il sorriso.
'E' andata bene' dice, il sollievo della fiducia che torna a splendere.
'Benissimo' rispondo, come fosse un inchino.
Siamo soli in questo prato. Penso alla stella cometa. Penso alla rosa bianca che ho appena comprato. Penso alla fatica e alla bellezza di questo swing.
'Buon Natale', e lo dice come potrebbe dire sono tornato.
'Buon Natale', e lo dico come potrei dire è un privilegio essere stata qua.
E poi penso a come sarebbe bello se il mio sorriso fosse un pezzetto di sole su questa sua meravigliosa mattina, perché il suo lo è stato per me.
E poi penso a come sarebbe bello se il mio sorriso fosse un pezzetto di sole su questa sua meravigliosa mattina, perché il suo lo è stato per me.
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