Qualche volta si avvera.
E come tutti gli auguri avverati porta in sé anche i segni della fatica.
Ma io ti auguro soprattutto, che porti i segni della terra dissodata e abbia il sapore dei pomodori appena raccolti, caldi di sole. Delle vesciche nelle mani, delle corse nella notte e di certi risvegli meravigliati, affacciati sul bosco e sulle tue ortensie prodogiose.
Ti auguro che abbia quella crosta croccante delle patate fritte a regola d'arte, rovesciate in un grande vassoio a far felice una grande tavolata.
Ti auguro che il solco fondo di quel bacio sulla tempia che non c'è più, sia il torrente sempre in piena del vostro tenervi per mano. Con gli stivali alti, con la canna in mano.
E quella risata cristallina, come un eco che si allontana e poi riprende forza e torna ad essere cielo infuocato di tramonto e di promesse, sempre, ancora, nonostante. Domani.
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