Non c’è niente di più terribile e fecondo del dolore dei
bambini.
Quello che ti attraversa e ti fa tornare polvere, che ti fa
diventare cielo. Quello che ti spalanca le braccia e ti tiene fermi i piedi.
Martello e campane, e l’inutile perché che ti scalcia in gola.
Riccioli che si mescolano, ieri oggi e domani, il buon sangue che non mente
mai. Le preghiere e l’amore, quello che è l’unica cosa che conta e non dobbiamo
dimenticarlo, noi.
Vorrei raccogliere tutte quelle risate e quel coraggio che
certe persone ci hanno lasciato e farne un abbraccio azzurro e infinito.
Vorrei prendere certi zaini e lasciare certe spalle libere
di sussultare del dolore fecondo dei bambini, quello che ti trasforma e ti
consola.
Quello che mi porta, ora, sulla soglia di questo immenso
silenzio e forse, ora, forse, ce la faccio ad ascoltarlo.
Nessun commento:
Posta un commento