Sono rimasta sulle scale. La chiesa stracolma, il cuore gonfio. L'Ave Maria che si sgranava, restituita vibrante dalla volta rotonda.
Ho riconosciuto tutte le voci, ad una ad una. Molti non li vedevo da anni, di qualcuno probabilmente avrei stentato a riconoscere il viso, ma le voci arrivavano nitide, inconfondibili. Nel metallo del microfono, nelle sillabe forti e chiare delle sacre scritture, nell'abbraccio caldo dell'amen, sopra gli accordi delle chitarre, intrecciate nella seconda voce che sale. Inconfondibili carezze, pulsare di radici.
Resto anche oggi sulle scale e penso agli orizzonti lontani che ci hanno chiamato e ci chiameranno, ognuno le sue vette, ognuno le sue fatiche e quel fuoco cui sempre saremo intorno, in cerchio, a guardar salire le scintille e a guardare nascere le stelle. Insieme.
Gli anni passano, Prish, ma è sempre piacevole leggerti.
RispondiEliminaGrazie Pim, è lo stesso per me!
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