Io e mia sorella in montagna ci dividevamo equamente i
genitori. La terza sorella proprio da quelle montagne, dice la leggenda
familiare, di lì a poco sarebbe arrivata, con la sua consueta ventata di novità
e rivoluzione. Ma a quel tempo due bambine e due genitori eravamo, ad
avventurarci sui sentieri, e la composizione delle squadre era prevedibilmente
bilanciata.
Due davanti e due dietro, sul sentiero. Mia sorella per mano
alla mamma, nota dispensatrice di generi di conforto simbolici e sostanziali,
ed io avanti trotterellando fiera accanto al papà. Poi la sosta per il pic nic.
Mia sorella con la testa fra le ginocchia – e i profumati involti – della
mamma, io a cercar tane di marmotte fuori dal sentiero o mettere il naso nei
rifugi a caccia di un caffè con il papà.
Mi piace pensare che sia per questo che ho sviluppato con mia
padre la complicità della trasgressione adulta, lo strizzarsi d’occhio di chi
quatto quatto esce dal perimetro delle gonne materne e va in esplorazione. Che
sia la vetta del Puez, un lavoro indipendente o l’ennesimo caffè. Cosa ci sarà
dopo la curva? Chissà... Andiamo? Andiamo.
Ma invariabilmente, quando si avvicinava il momento di salire in
seggiovia o di affrontare un passaggio critico sulle rocce, la vocina
squillante della sorellina piccola sparigliava le carte: io sto col papà. Li
vedevamo salire e prendere il volo e c’era sempre quello sguardo fra me e mia
madre, mentre la seggiovia girava intorno alla ruota e noi iniziavamo a piegare
le ginocchia. Siamo io e te. Pronta? Via.
Mi piace pensare che sia per questo che ho sviluppato con mia
madre la complicità del coraggio, del ce la facciamo da sole. Che sia
all’inizio di un viaggio, nella camera di un ospedale o di fronte alla ricetta
del souffle. Hai paura? Sì. Anche io, andiamo.
In realtà la squadra era una sola, di quattro persone, con formazioni variamente composte ma sempre compatte e ben coordinate.
RispondiEliminaOgnuno percepiva il bello e il rischio dell’avventura secondo il proprio istinto e lo condivideva con gli altri e tutti insieme affrontavano con gioia l’avventura dei monti.
La stessa gioia, complicità, condivisione che è bello provare e saper donare nell’affrontare la grande avventura della vita.
Una squadra bellissima, e lo è ancora! (ed è diventata pure bella grande)
Eliminabello questo individuare negli eventi dell'infanzia le origini di un legame che persiste e che non è identico coi due genitori. a ciascuno la sua peculiarità!
RispondiEliminamassimolegnani
Eh sì, a me piace tanto curiosare fra le radici ;-)
EliminaGrazie massimolegnani