Lunedì, piove, treno pieno. Strizzata in piedi nel corridoio
fra i sedili, la mia attenzione si divide equamente fra sbadigli soffocati e
torpide recriminazioni per essermi alzata dal mio posto in anticipo. Dopo tutti
questi anni ancora non ho imparato che con dieci minuti di ritardo questo treno
si ferma alle porte della stazione per far passare il frecciarossa? Potevo finire di
leggere il giornale e invece son qui in piedi, con la borsa che pesa e il giornale
arrotolato in mano.
Il finestrino rigato di pioggia e smog mi restituisce una sconfortante immagine della sagoma dei miei capelli che lievitano. Anche quelli accanto al finestrino però non scherzano. Sposto oziosamente lo sguardo per vedere a chi appartiene la chioma meteropatica come la mia e mi accorgo che il suo proprietario sta cercando di attirare la mia attenzione. Posso vedere il giornale? Muove solo le labbra e fa un gesto con la mano, il chiacchiericcio degli studenti riempie tutto lo spazio audio disponibile. Glielo allungo meccanicamente cogliendo un paio di occhiali sottili, una spolverata di barba bionda e una gran sciarpa grigia. Poi suona il telefono e io mi contorco per raggiungerlo nella tasca. Sto entrando in stazione, fra poco arrivo. I dettagli della giornata che mi aspetta iniziano a tessere la loro trama, ma prima di esserne completamente catturata faccio in tempo a notare che il lettore del mio giornale ha estratto una penna e sta scarabocchiando. Sta scarabocchiando il mio giornale. Quello che non avevo finito di leggere. No prego fai pure, penso stizzita mentre il treno finalmente si rimette in moto ed entra in stazione. La fila davanti a me inizia a sgranarsi e sono già sulla porta della carrozza quando mi sento chiamare. Il suo giornale. Lo afferro senza guardare, sospinta in avanti dalla fila che avanza e dalla giornata che comincia.
Il finestrino rigato di pioggia e smog mi restituisce una sconfortante immagine della sagoma dei miei capelli che lievitano. Anche quelli accanto al finestrino però non scherzano. Sposto oziosamente lo sguardo per vedere a chi appartiene la chioma meteropatica come la mia e mi accorgo che il suo proprietario sta cercando di attirare la mia attenzione. Posso vedere il giornale? Muove solo le labbra e fa un gesto con la mano, il chiacchiericcio degli studenti riempie tutto lo spazio audio disponibile. Glielo allungo meccanicamente cogliendo un paio di occhiali sottili, una spolverata di barba bionda e una gran sciarpa grigia. Poi suona il telefono e io mi contorco per raggiungerlo nella tasca. Sto entrando in stazione, fra poco arrivo. I dettagli della giornata che mi aspetta iniziano a tessere la loro trama, ma prima di esserne completamente catturata faccio in tempo a notare che il lettore del mio giornale ha estratto una penna e sta scarabocchiando. Sta scarabocchiando il mio giornale. Quello che non avevo finito di leggere. No prego fai pure, penso stizzita mentre il treno finalmente si rimette in moto ed entra in stazione. La fila davanti a me inizia a sgranarsi e sono già sulla porta della carrozza quando mi sento chiamare. Il suo giornale. Lo afferro senza guardare, sospinta in avanti dalla fila che avanza e dalla giornata che comincia.
Un quarto d’ora di buon passo sotto una pioggerella fine e
riesco ad arrivare che la riunione non è ancora iniziata. Appoggio la borsa e
il giornale e dico buongiorno al direttore che è già arrivato. Posso dare un’occhiata?
Chiede lui gentilmente. Certo. Ma non l’ha comprato nessuno, oggi, il giornale?
penso intanto che faccio un salto in bagno a legarmi i capelli, che nel
frattempo hanno raggiunto un volume ragguardevole.
Quando rientro la sala riunioni si è riempita. Il direttore ha
uno sguardo stranamente divertito mentre mi chiede ‘ha fatto buon viaggio?’ e
mi restituisce il giornale, piegato a pagina tre. Sto per partire in quarta coi
ritardi e le ferrovie quando mi accorgo che in cima alla pagina c’è scritto ‘hai
degli occhi bellissimi’. E in un lampo
capisco cosa vuol dire, esattamente, quando nei fumetti c’era scritto ‘glom’.
...e io che mi aspettavo il numero di telefono dell'affascinante sconosciuto! :)
RispondiEliminaCiao Bia! eh no, troppo semplice!!
EliminaBè, indubbiamente il complimento inatteso è ancora più gradito
EliminaCi voleva una piccola avventura in treno..da rogoredo a lambrate
RispondiElimina:-)
ml
Il treno, ad averne voglia, è fonte inesauribile di storie, oltre che di pensieri fuori dal finestrino!
EliminaLeggendo, pensavo che finora non avevi mai descritto in maniera così dettagliata aspetti della tua vita, quindi provavo a rappresentarmi le diverse sequenze cercando di immaginarti - anche fisicamente. Sebbene mi attendessi un piccolo colpo ad effetto, il finale ha colto anche me di sorpresa. I tuoi occhi hanno in effetti un qualcosa di speciale: sanno dare rilievo alle sfumature dell'esistenza quotidiana per renderle uniche.
RispondiEliminaPim
Oh Pim, un complimento così bello mi fa arrossire dalla punta dei capelli (meteropatici) al dito alluce! Grazie...
Eliminap.s. Comunque i dettagli, come si conviene, sono mescolati in un cocktail di cui la realtà è solo la base ;-)
P.S.: lo so, Prish, la realtà è solo la base della torta, sono gli ingredienti che usi a renderla buona.
RispondiEliminae se c'è un esperto in quest'arte... fra i risvolti... :-)
EliminaE il direttore com'era?
RispondiEliminasimpatico ;-)
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