Arriva quella telefonata e tu salti per tutta la casa come una pallina perché sei diventata Zia.
E sì lo so che col senno di poi lo ero già ma allora non lo sapevo. Allora eravamo ancora al punto in cui davo del lei e chiedevo permesso ed ero la fidanzata dello zio, ma fidanzata si diceva sottovoce.
Quindi non conta. O meglio adesso conta ma allora non contava. Non so se mi sono spiegata bene ma quello che conta è che io i miei anni da zia ho cominciato a contarli da quella telefonata lì.
E da quella telefonata lì sono stati pelouche e canzoncine. Amici immaginari e tuffi senza braccioli. Disegni e biscotti. Domande da cardiopalma. Sushi, abbracci e letterine. Indici che si incontrano e affetto trasmesso, con gli occhi negli occhi e la mascherina sulla bocca. Magie. Tantissime magie. Candeline soffiate con le gote gonfie e lo zucchero che vola. E ad un tratto quelle candeline sono 18.
Lei è maggiorenne, ha un nugolo di amici festanti dai sorrisi contagiosi, un abito da sera e splendide spalle nude, gli occhi da fatina improvvisamente vellutati... e tu sei una zia maggiorenne.
Puoi votare. Guidare. Andare in prigione.
E ti chiedi, sottovoce: sarò all'altezza?
E lei ti sente. Tutti loro ti sentono. E ti guardano. E tu allora lo sai per certo non che lo sei. Affatto. Che non lo sarai mai. E che il regalo più bello che potranno farti mai è questa voglia testarda e dolcissima di continuare a provarci.
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