Due anni fa quando sono stata investita ho pensato che sfortuna. Poi quando mi sono resa conto che avrei potuto perdere la vita e forse non solo la mia, ho pensato che fortuna. Poi quando ho capito che non sarei più tornata come prima ho pensato che sfortuna. Poi quando mi hanno detto che avrei potuto camminare con le mie gambe ho pensato che fortuna. Poi quando ho scoperto che non avrei più corso ho pensato che sfortuna. Forse domani la gamba non mi farà male e penserò che fortuna.
Ieri guardavo le mie foto sugli sci di due anni fa e pensavo “sono già passati due anni, mi sembra ieri”, poi sono andata a fisioterapia e mentre programmavo la macchina con i soliti gesti pensavo “sono passati solo due anni, non mi ricordo più cosa facevo prima di venire qua”.
Penso che poche cose come gli anniversari ci facciano toccare con mano la relatività delle nostre valutazioni. Il tempo, la sorte… ci costruiamo i nostri piccoli ridicoli parametri per illuderci di poter capire, incasellare gli eventi, ma non capiamo
Allora, Prishilla, ti dirò che sei una 'buona a nulla", sei capace di capire, di sopportare, di ridere del nulla.
RispondiEliminaFulmini
www.fulminiesaette.it
Già. Bel post. Un abbraccio
RispondiEliminaGrande, Prish!
RispondiEliminaE questo nulla dice tutto...
Un abbraccio speciale
Irene
... allora null'altro che Grazie!
RispondiEliminaoppure capiamo che è impossibile capire e creare grandi teorie
RispondiEliminail che è comunque qualcosa
si può pensare a questo con grande pessimismo, oppure sentire un grande senso di responsabilità, una sfida, nel non daer mai nulla per scontato, pesando ogni secondo e interrogandolo
ciao
Mont
hai ragione Mont, e io penso che si possa anche sentire una gran tranquillità nella consapevolezza che non è necessario sempre sforzarsi di capire.
RispondiEliminabuona giornata, prish
Molti anni fa ho avuto anch'io dei problemi di salute piuttosto seri. La guarigione è stata progressiva, e anch'io facevo considerazioni simili alle tue.
RispondiEliminaQuando scocca l'anniversario penso sempre che ci affanniamo tanto a costruire il futuro, ma neppure sappiamo se e quanto potremo goderne.
Ciao Pim, grazie per aver portato qui la tua esperienza.
RispondiEliminaRiguardo al futuro forse il bello del gioco sta proprio nella fase di costruzione. Come per il lego...!
A presto, Prish
Prish, dato che non te lo avevo ancora detto, volevo dirti che la presentazione e il nome del tuo weblog mi piacciono tantissimo… :=)
RispondiElimina"Da Rogoredo a Lambrate" (sarà che i nomi di queste stazioni mi piacciono da sempre) è un capolavoro di titolo!
io penso che si possa anche sentire una gran tranquillità nella consapevolezza che non è necessario sempre sforzarsi di capire.
Fa parte del cammino di santità (davvero). Io sono un pò indietro…
Grazie Piccic! i nomi delle stazioni in effetti sono spesso molto evocativi, ce ne sono diversi che mi piacciono molto.
RispondiEliminaRiguardo al cammino di santità, aihmè temo di essere parecchio indietro anche io, infatti la frase che ho scritto è molto più desiderio che realtà putroppo!
Prish
condivido ogni riga (tolte le esperienze di vita, che - per fortuna! - non ho (ancora? che sfortuna!) vissuto) di questo bellissimo scritto
RispondiEliminaciao prish
giac
ciao giac, è una fortuna (!) che tu sia passato di qua ;)
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